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L'Imam di Venezia e l'odio per Meloni. Ora Fratelli d'Italia porta il caso in Parlamento
Oggi 01-07-25, 07:47
Il caso dell'Imam di Venezia Arif Mahmud sollevato da Il Tempo finisce in Parlamento. La vicecapogruppo di FdI alla Camera Augusta Montaruli e la responsabile immigrazione di FdI Sara Kelany hanno presentato un'interrogazione parlamentare al Ministro dell'Interno Matteo Piantedosi sull'uomo a capo dell'importante comunità dei bengalesi, chiedendogli se Mahmud «possa ritenersi effettivamente un imam e quali misure si intendano adottare per limitare atti di intolleranza e discriminazione favorendo una reale integrazione». Questo perché le parole dell'Imam sono state durissime, sia contro le donne che contro il Governo. «Cerco di spiegare agli italiani perché i musulmani non stringono la mano alle donne. Non sono in grado di capire questa regola dell'Islam per proteggere l'onore delle donne», poi attacchi alle donne italiane che non rispettano le «leggi» islamiche: «Per lei il suo partner è solo un recipiente di eiaculazione. Quando serve, lo usa. Se non lui, un altro. Esattamente come si fa con un bagno pubblico: quando ne hai bisogno, cerchi il primo disponibile e ti “liberi”». Un Imam che oggi non dovrebbe più predicare nella moschea irregolare di Venezia Mestre in via Piave, essendoci stato nell'aprile 2025 il parere definitivo del Consiglio di Stato che aveva respinto il ricorso a salvare la Moschea, spiegando che la destinazione urbanistica deve restare commerciale e non può essere trasformata in centro culturale, tantomeno in luogo di culto. Eppure, nonostante i divieti, sembra che l'ex supermercato venga ancora usato come raduno e luogo di preghiera. Nell'interrogazione di legge come «ad aggravare tale situazione vi si aggiungerebbero le frasi scioccanti che l'Imam Arif Mahmud rivolgerebbe contro il Governo e il partito Fratelli d'Italia, che sarebbero stati da lui definiti fascisti e razzisti. Non mancherebbero neanche commenti contro il nostro Presiddente del Consiglio e contro le donne italiane in generale». Parlando di Giorgia Meloni, infatti, ha scritto che «le persone sono prive di dolcezza se non ricevono educazione familiare», commentando il video in cui parlava dei Cpr in Albania dal palco di Atreju. Ma non si è fermato qui e ha definito Fratelli d'Italia come «il partito di governo, di stampo post-fascista, che mantiene ancora nel proprio logo il simbolo della fiamma eterna sulla tomba di Benito Mussolini. Molti analisti ritengono che questo non sia un semplice richiamo storico, ma una dichiarazione implicita di rinascita del razzismo». A commentare il caso è anche la vice della Lega Silvia Sardone: «Ormai ogni giorno ci troviamo costretti a leggere dichiarazioni inaccettabili di imam e predicatori islamici. Non possiamo chiudere gli occhi di fronte al radicalismo crescente in Italia, così come dobbiamo aumentare il controllo dei centri di preghiera e delle moschee, soprattutto quelle abusive. Questi 'odiatori' di professione sono un pericolo e portano con sé una visione indegna delle donne senza contare che vogliono contrastare, in ogni modo, i nostri valori, perché sognano un'Italia succube della sharia. Da tempo noi della Lega lanciamo l'allarme in merito al radicalismo islamico e riceviamo solo insulti dalla sinistra che invece, pur di attirare qualche voto dalle comunità islamiche, sta zitta di fronte a questi episodi vergognosi». Non ci sono state, infatti, parole di condanna nei confronti dell'imam da parte di nessun parlamentare dell'opposizione. Un'opposizione che, infatti, il predicatore sostiene, condividendo, in particolare, frasi e discorsi del leader dei 5 Stelle Giuseppe Conte. Tra minacce, frasi contro le donne, il Governo, gli Occidentali e l'europarlamentare Anna Cisint definita «islamofoba», vedremo se verranno presi provvedimenti sia sulla moschea che sull'imam.
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