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L'intervista a Don Patriciello: “Francesco, il Papa laico della periferia del mondo”
Oggi 22-04-25, 09:59
«Papa Francesco non ha mai smesso di essere laico. Ciò gli ha consentito di affrontare i problemi delle periferie, degli ultimi e dei deboli come uomo fra gli uomini». A dirlo Maurizio Patriciello, parroco del Parco Verde di Caivano. Come ha reagito alla dipartita del Santo Padre? «Sto piangendo ancora. Una notizia che certamente mi ha sorpreso. Dopo averlo rivisto tra la gente, mi era illuso che si fosse ripreso, che le cose stavano andando per il verso giusto. Avevo la speranza che potesse tornare a essere forte». Cosa si sente di dire in questo particolare frangente? «Mi viene solo da dirgli “grazie”. Il suo “eccomi” mi ricorda quello di Maria. Il suo è sempre stato un sì totale». Lo ha mai incontrato Jorge Bergoglio? «È avvenuto in diversi momenti del pontificato. Una volta, poi, ho avuto la gioia di ricevere una sua telefonata. Quando misero una bomba fuori alla mia parrocchia, qualcuno gli disse che ero finito sotto scorta e lui, non so in che modo, venne a conoscenza dell'accaduto e mi chiamò a casa verso l'ora di pranzo. Inizialmente pensai a uno scherzo, ma riconobbi subito la voce del Papa e per me fu motivo di immensa gioia». Ci sono stati, invece, dei confronti? «Mi ricordo quando mi ha accolto in Vaticano, insieme al mio amico prete Fortunato Di Noto, conosciuto per la sua lotta contro la pedofilia. Lo incitò a non mollare. Altro momento speciale quando mi ricevette insieme a don Antonio Coluccia, altro sacerdote sotto scorta. Pur avendo una miriade di impegni, ci accolse nel suo studio, chiedendoci: “Siete voi quelli che combattete le mafie?”. Non avemmo ovviamente il coraggio di rispondere, ma lui continuò: “Siete bravi, continuate, non abbiate paura”». Esiste un qualcosa che tiene particolarmente a cuore del suo mandato? «L'enciclica “Laudato Sì”. Il Papa ci ha rivelato che ha trovato l'ispirazione a scriverla mentre con un elicottero sorvolava la Terra dei Fuochi. Ecco perché la sento un po' figlia del nostro dolore». Rispetto alle battaglie per il creato, esiste qualche retroscena che ancora non è venuto alla luce? «Sette anni fa ero stato invitato da una commissione del Parlamento per parlare dell'emergenza ambientale in Campania e quando stavamo per andarcene il tassista si fermò e mi disse qui c'è il Papa. È andato dai Gesuiti. Come un pazzo mi precipitai dall'auto. Era con monsignor Valdini, il mio rettore in seminario. In mezzo a tante persone mi ha riconosciuto e mi ha chiamato per nome, dicendomi che stavo facendo una cosa buona. Mi venne spontaneo di inginocchiarmi e baciargli i piedi». Quale è la differenza tra questo pontefice e i precedenti? «Ogni epoca, a mio parere, ha il Papa che le serve. Mi ha colpito il gesto di tornare a San Pietro senza la talare bianca. Sapendo di non avere più voce, ha scelto di comunicare con i gesti. Ha voluto dire agli ammalati, alle persone ferite e a chi non ce la fa più che la vita è bella ed è sempre degna di essere vissuta, anche quando siamo su una sedia a rotelle o vediamo tutto nero». Che idea si è fatto, invece, rispetto alla sua battaglia per la pace? «Penso che adesso lo stiano piangendo anche quei potenti della terra che non lo hanno ascoltato. Se lo avessero fatto, non avrebbero fatto soffrire milioni di persone». Le sembra una casualità che l'ultimo confronto Bergoglio lo ha avuto col vicepresidente degli Stati Uniti? «Dimostra che alla provvidenza, vuoi o non vuoi, ci devi credere». Quale, invece, la qualità che ritiene più importante di Papa Francesco? «È sempre stato uomo libero. Lo è stato con tutti, con i cardinali e i vescovi. A noi preti, quando lo meritavamo, ci ha tirato le orecchie. Non gli sono mai piaciuti chiacchiericci e carrierismi. L'unica carriera valida per lui era quella per la santità». Altra battaglia importante quella sui diritti... «Papa Francesco non ha mai dimenticato di essere laico. È sempre rimasto uomo fra gli uomini. Ciò gli ha permesso di comprendere tutte le fatiche di quei papà che, pur tornando da lavoro con la schiena a pezzi, si dedicano ai propri figli. Ha sempre voluto trasmettere che qualcosa stessa cambiando, pur diventando impopolare in certi ambienti». Come dovrà essere il prossimo Papa? «Il mio desiderio è vedere il cardinale Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna, al soglio di San Pietro».
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