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Malattie infettive emergenti, 450mila euro a 3 scienziati a metà carriera
04-03-2024, 17:34
Milano, 4 mar. (Adnkronos Salute) - Contrastare le malattie infettive emergenti, dai superbatteri alle patologie trasmesse dalle zanzare, sostenendo 3 scienziati a metà carriera, fase particolarmente delicata per chi dedica la propria vita alla ricerca. Sono le borse 'mid-career' finanziate da Fondazione Inf-Act in collaborazione con Fondazione Armenise-Harvard: un'iniezione di fondi pari a 450mila, 150mila a borsa. I vincitori sono Natalia Tiberti, che all'Irccs ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar (Verona) studia i bio-marcatori per contribuire alla diagnosi precoce delle febbri acute; Roberto Rusconi, che all'Ircs Istituto clinico Humanitas di Rozzano (Milano) studia i biofilm batterici per comprendere come si formano e perché resistono agli antibiotici; Paolo Gabrieli, che all'università Statale di Milano sta sviluppando nuove tecniche eco-compatibili di controllo delle zanzare. Per accedere al finanziamento - spiega una nota - i candidati affiliati a uno dei 25 partner del Consorzio Inf-Act dovevano essere in attività da almeno 5 anni, ma meno di 12. I 3 progetti premiati sono stati selezionati attraverso le rigorose procedure della Fondazione Armenise-Harvard e scelti perché accomunati da un approccio innovativo alla ricerca sulle malattie infettive per gestire al meglio l'emergere di possibili nuove epidemie. "Siamo molto soddisfatti - afferma Federico Forneris, presidente della Fondazione Inf-Act - perché abbiamo ricevuto candidature da ricercatori impegnati nei diversi aspetti che le malattie infettive emergenti richiedono di fronteggiare, con approcci innovativi, trasversali e multidisciplinari. Questi fondi costituiscono un'ulteriore assegnazione di risorse destinate alle attività ricerca all'interno del progetto Pnrr gestito dalla Fondazione Inr-Act in risposta ad un bando interno che abbiamo voluto fosse esplicitamente dedicato ai ricercatori mid-career. Le 3 borse assegnate garantiranno a questi validi scienziati di proseguire i loro studi e di esplorare le potenzialità della moderna ricerca scientifica, in cui la salute umana è interconnessa alla salute animale e ambientale (One Health)". "La scarsità, tra i finanziamenti, di fondi dedicati a chi è a metà del proprio percorso professionale - sottolinea Elisabetta Vitali, direttore dei programmi italiani alla Fondazione Armenise Harvard - spesso mette a rischio carriere avviate, compromettendo la possibilità di portare a fruizione gli investimenti fatti in fase di avvio di un laboratorio e, soprattutto, rischia di vanificare il raggiungimento delle scoperte scientifiche. L'esperienza di oltre 20 anni della Fondazione Armenise Harvard è emblematica: col programma Career Development Award (Cda) abbiamo sostenuto le ricerche in Italia di oltre 30 scienziati che, a loro volta, hanno raccolto fondi per quasi 100 milioni di euro, pubblicando più di mille peer-reviewed paper con un H-index medio di 26 e più di 4.300 citazioni medie. Nonostante ciò, però, anche i nostri ricercatori soffrono di questa situazione inaccettabile".
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