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Meloni salda l'asse con gli Usa: "Non finirà come l'Afghanistan, pace giusta"
Ieri 23-02-25, 07:32
In Ucraina «un popolo fiero combatte per la sua libertà contro un'aggressione brutale» e quindi «bisogna lavorare insieme per una pace giusta e duratura. Che si può costruire solo con il contributo di tutti, ma soprattutto che si può costruire solamente con leader forti». E «il Presidente Trump, che è un leader forte ed efficace, lavorerà per rafforzare la nostra alleanza, lavorando con il mio governo e con l'Europa». Nell'atteso intervento alla Cpac, la conferenza dei conservatori Usa in corso a Washington, che riunisce la galassia del "sovranismo" mondiale, Giorgia Meloni difende la posizione tenuta «negli ultimi tre anni in Ucraina», e confida che «con Donald Trump alla guida degli Stati Uniti d'America non vedremo mai più quello che è accaduto in Afghanistan quattro anni fa». Non dà peso e non cita le parole del presidente americano sul presidente Volodymyr Zelensky o una possibile esclusione di Kiev e dell'Europa dal tavolo delle trattative con il presidente russo Vladimir Putin. I leader in guerra non vengono neppure citati, l'attenzione è all'inquilino della casa Bianca: sebbene «i nostri avversari si augurano che si allontani da noi, scommetto che il Presidente Trump, che è un leader forte ed efficace, lavorerà per rafforzare la nostra alleanza, lavorando con il mio governo e con l'Europa. E coloro che sperano nelle divisioni saranno smentiti». Molta parte del discorso di Meloni è proprio dedicata all'Europa, la quale «non è persa se i conservatori continuano a combattere». E dove «c'è una crescente consapevolezza che la sicurezza è ora la massima priorità. Non puoi difendere la tua libertà se non hai i mezzi o il coraggio per farlo», continua la presidente del Consiglio, sottolineando che chi si è «arrabbiato» per le parole pronunciate alla Conferenza di Monaco dal vicepresidente JD Vance «avrebbe dovuto mostrare lo stesso orgoglio quando l'Unione europea ha perso autonomia strategica legandosi a regimi autocratici o con l'immigrazione massiccia» e «adesso vivremmo in una Europa più forte». Altra parola ricorrente nell'intervento della premier è «libertà», e quando «è a rischio, l'unica cosa che puoi fare è metterla nelle mani dei più saggi. Ecco perché i conservatori continuano a crescere e stanno diventando sempre più influenti nella politica europea, ed ecco perché la sinistra è nervosa, e con la vittoria di Trump la loro irritazione si è trasformata in isteria». Anche nel nostro Paese, aggiunge, «la propaganda affermava che un governo conservatore avrebbe isolato l'Italia, scoraggiato gli investitori e soppresso le libertà, ma erano falsità. L'Italia sta meglio, l'occupazione è a livelli record, l'economia cresce, il flusso degli immigrati si è ridotto del 60%». L'unico distinguo di Meloni arriva in coda sui sui dazi, rispetto ai quali «ognuno difenderà i propri interessi, preservando la nostra amicizia». Tuttavia, chiosa, «non abbiamo bisogno di sottolineare quanto siano interconnesse le nostre economie e quanto gli imprevedibili risultati di uno scontro commerciale farebbero il gioco di altre grandi potenze». Il discorso della premier, in Italia, viene anticipato dalle dichiarazioni della segretaria del Pd, Elly Schlein, che definisce «clamoroso il silenzio di Giorgia Meloni» che «doveva essere il ponte tra Trump e l'Europa, la pontiera con gli Stati Uniti, in realtà è già diventata una vassalla, cioè una che non è in grado di difendere gli interessi italiani e gli interessi europei davanti a questo attacco frontale di Trump che dice che l'Europa non può nemmeno sedersi al tavolo per negoziare una pace giusta per l'Ucraina». Di tutt'altro tenore la reazione del leader di Azione Calenda dopo l'intervento della premier: «Le parole di Meloni sull'Ucraina sono state nette e chiare in un contesto molto difficile». Senza dimenticare che la premier decidendo di andare, nonostante le polemiche sul gesto di Bannon e la condanna di Forza Italia, ha dato un'altra prova di realismo politico.
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