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Parco Tevere Marconi, da polmone di quartiere a terra desolata. Palma: "Non siamo a Oslo, i prati vanno annaffiati"
Oggi 21-09-25, 10:22
È stato presentato come il nuovo polmone verde del Municipio XI, ma - a distanza di tre anni dal taglio del nastro - il parco Tevere Marconi sembra più una landa desolata. L'erba rigogliosa ha lasciato spazio a vaste aree di terra arida, le zone d'ombra scarseggiano e gli alberi, poco verdi, soffrono la mancanza di un piano di irrigazione efficace. Eppure, quando l'area tra Lungotevere di Pietra Papa e ponte Marconi è stata riqualificata e tre ettari e mezzo di golena sono stati sottratti alle discariche e agli insediamenti abusivi, i presupposti sembravano diversi. L'intervento, promosso dalla Regione Lazio ai tempi della Giunta Zingaretti e costato 335mila euro, aveva l'ambizione di offrire ai cittadini del quadrante Ovest «uno dei parchi più belli» della Capitale, con tanto di recinzioni, pavimentazioni, rampe di accesso, zone per i bambini e per il fitness. Non solo. Grazie al progetto «Ossigeno», è stata prevista e predisposta anche la piantumazione di nuovi alberi «con grandi capacità depurative del suolo». Gli stessi che oggi hanno messo radici in un terreno secco e patiscono il caldo della stagione estiva. Sulla carta, Roma Capitale ha stanziato annualmente un fondo da 250mila euro affinché il Municipio XI si occupi degli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria del parco d'affaccio sul Tevere, garantendo- come si legge sul sito del Comune «la cura delle piante e la piantumazione di nuove alberature». Un quadro che, però, non trova conferma nella realtà. A sollevare dubbi sulla riuscita dell'intervento e a sottolineare uno scollamento tra l'ambizione dei progetti e i fatti è il consigliere municipale e vice presidente del l'XI, Marco Palma (FdI). «I camminamenti sono curati ma il verde è diventato sabbia e sono assenti zone d'ombra. Quella manutenzione promessa non c'è. Le persone non lo frequentano quanto potrebbero. Da maggio a settembre le temperature non lo permettono. Continuiamo però a spendere soldi, come se avessimo i progettisti di Oslo e il caldo non avesse africanizzato anche la Capitale», spiega il consigliere. E intanto cresce il malcontento anche a piazza Antonio Meucci, dove tre grandi platani sono stati sostituiti da piccoli alberelli, già tutt'altro che verdeggianti.
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