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Pride e urla antisemite, bufera sui fondi pubblici: dal Comune di Roma 80 mila euro
Oggi 17-06-25, 08:42
Ottantamila euro dal Comune di Roma all'associazione Circolo di Cultura Mario Mieli come «supporto per la realizzazione dell'evento Roma Pride 2025 presso le Terme di Caracalla». Un contributo erogato tramite la municipalizzata Zètema per finanziare ufficio stampa, organizzazione artistica, manutenzione del sito e allestimento tecnico di audio e luci. Lo stanziamento è datato 12 giugno, due giorni prima della parata che - lungi ormai dall'essere una manifestazione unitaria, in cui protagonisti sono solo i diritti - ha visto momenti di tensione e ostilità profonda, finendo per essere monopolizzata da una visione politica a senso unico. Dalle bandiere della Palestina sventolate in primis dalla madrina dell'evento, la cantante Rose Villain, agli attacchi scanditi al megafono da alcuni partecipanti contro i carri dell'associazione Keshet. Ma le avvisaglie di quale sarebbe stato l'«andazzo» della manifestazione erano evidenti già dalla vigilia, quando sono scoppiate polemiche su alcuni degli sponsor dell'evento, accusati di essere pro Israele. Eppure, anche quest'anno come i precedenti, il sindaco Gualtieri ha ritenuto opportuno concedere il patrocinio di Roma Capitale e finanziare la manifestazione con una cifra tutt'altro che irrisoria. Sorridente, con la fascia tricolore al collo, sabato Gualtieri era in testa al corteo quando è partito da piazza della Repubblica. Intanto però c'è chi, nella società civile, inizia a chiedere trasparenza sugli introiti e sulla gestione della parata, controversa mai come quest'anno. «Si parla tanto della concorrenza e della direttiva Bolkestein per le concessioni balneari. Facciamolo anche per il Roma Pride. Se muove un giro d'affari di grande portata, come è evidente, perché deve essere organizzato sempre dagli stessi?». A lanciare il sasso è Massimiliano Zossolo, l'amministratore della pagina social Welcome to Favelas. La pianificazione della manifestazione è affidata dal 1994 al Circolo Mario Mieli (quello a cui il Comune ha dato 80 mila euro) ma non mette tutti d'accordo. Al contrario, sostiene Zossolo che «crescono le critiche e le segnalazioni su un'organizzazione non sufficientemente chiara». Dubbi approfonditi in un post su Instagram, profilando lo scenario di un sistema di «entrate da varie fonti» e mettendo in evidenza la mancanza di una «rendicontazione esaustiva e trasparente» degli incassi. Il malcontento, racconta Zossolo a Il Tempo, ha iniziato ad affiorare da aprile, quando tra i messaggi arrivati «ne è apparso uno in cui si lamentava una gestione poco limpida del Pride da parte dell'associazione Mario Mieli. L'ho pubblicato e sono arrivate tantissime segnalazioni. Prima da parte di persone che appartengono alla comunità Lgbtqia+ e poi da figure che gravitano intorno al Pride. Fornitori, addetti alla sicurezza, per esempio. Ho contattato l'associazione Mario Mieli per accertarmene, ma non mi ha risposto». A non convincere è anche il tariffario degli sponsor: «Non è pubblico, ma lo inviano solo a chi è realmente interessato». Zossolo afferma poi che «se si considerano i 10 sponsor principali, si stima un incasso di circa 180 mila euro solo per la giornata della parata». Un business, questo, che per Zossolo è anche politico. «Chi vuole muovere le masse, muove i soldi. C'è una strumentalizzazione politica del Roma Pride e c'è un universo di favoritismo che ruota attorno ad esso», ha scandito al telefono. Alla domanda su quale area politica si muova eventualmente per trarne benefici, non ha avuto dubbi: «La sinistra».
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