s
Trionfo di Stefani, Veneto al centrodestra. Sfonda la Lega di Salvini che vola al 36%
Oggi 25-11-25, 07:49
La vittoria in Veneto assegna ad Alberto Stefani, esponente della Lega un compito consistente, la continuità con Luca Zaia. Quest'ultimo, il «governatore», ha segnato tre lustri di vita politica veneta, e si è candidato capolista in tutte le circoscrizioni. Il suo modo di essere in campo ha coinvolto le cronache politiche per mesi. Ora, l'attenzione va al suo destino. «Mi auguro che rimanga nella squadra per i prossimi 30 anni», dice il Presidente eletto. Nelle prime dichiarazioni rilasciate dopo la vittoria, di larghissima misura sul centrosinistra di Giovanni Manildo (63 a 30), Stefani assicura: «Ai veneti credo che serva nei prossimi cinque anni un sindaco dei veneti, capace di ascoltarli in maniera pragmatica e diretta. Sarò il presidente di tutti i cittadini». Un passaggio lo rivolge anche sulla squadra che lo affiancherà: «Per me le squadre restano squadre, dall'inizio alla fine del mandato». Zaia, dal suo canto, osserva: «Non so dire cosa farò in futuro, anche perché la vicenda del comune di Venezia piuttosto che il tema delle suppletive in Parlamento, visto e considerato che Alberto (Stefani ndr) non sarà più parlamentare, sono fatti che arriveranno ad aprile-maggio, quindi per ora bisogna concentrarsi sul lavoro». E torna, Zaia, sulla questione del mancato ok a una sua lista personale: «Se oggi avessimo avuto la Lista Zaia questa maggioranza avrebbe avuto ancora più consiglieri». Stefani viene raggiunto a Padova dal leader della Lega Matteo Salvini. Arrivato al comitato elettorale, il Segretario si toglie un sassolino dalla scarpa: «Facciamo giustizia di alcune settimane di vacuo dibattito giornalistico, qui in Veneto si è scelta la realtà. Il risultato della Lega in Veneto è di entusiasmo per tutti. Il lavoro paga. È stato dato Salvini per morto in dotte analisi, siamo in discreta salute». E sottolinea: «Qualcuno parlava di una spallata al governo a queste Regionali. Faccio i complimenti anche agli altri governatori perché chi vince evidentemente ha ragione, ma non mi pare ci sia stata nessuna spallata». Il risultato di Stefani viene salutato positivamente anche dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni: «Una vittoria frutto del lavoro, della credibilità e della serietà della nostra coalizione». E qui si entra nell'altro aspetto della questione. Perché, se la coalizione ha vinto di larghissimo margine, c'era una partita di sottotesto tutta interna al centrodestra, e riguardava la sfida tra Fratelli d'Italia e la Lega. Il partito di Giorgia Meloni, infatti, aveva provato a collocare nel Veneto le sue rivendicazioni per guidare una regione del Nord. Una volta trovata la sintesi sulla continuità leghista con Stefani, però, a quel punto la dinamica in corso proiettava sulla Lombardia la possibilità di un cambio di candidatura (dopo la fine del doppio mandato del leghista Fontana) a favore di Fratelli d'Italia. Istanza che poteva rafforzarsi nel caso di un sorpasso di FDI sulla Lega in Veneto. Il sorpasso, però, non c'è stato. Il partito guidato da Matteo Salvini, infatti, sopravanza la formazione di Giorgia Meloni di poco meno di 18 punti percentuali (36% contro 18,8 secondo le proiezioni Opinio Rai). Sulla questione Lombardia, il responsabile organizzazione di Fratelli d'Italia, Giovanni Donzelli, osserva che il partito «ha sempre detto che vuole dovunque scegliere il miglior candidato, a prescindere dalle bandierine. Noi siamo generosi e lo siamo stati in Veneto con gli alleati». Tuttavia «non può esserci una preclusione nei confronti di Fratelli d'Italia, di volta in volta scegliamo il miglior candidato possibile, confrontandoci tra di noi e questo vale e varrà sempre». Sull'ottica lombarda, Salvini afferma: «La scadenza naturale è nel 2028. Poi chi vivrà vedrà». E aggiunge: «Sicuramente per carattere e buona educazione non dico che, siccome abbiamo preso il 37% in Veneto allora a noi spetta "A, B e C". Valuteremo caso per caso».
CONTINUA A LEGGERE
1
0
0
