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Verini (Pd): «Non basta il cessate il fuoco La priorità ora è difenderci Mai in piazza coi pro-Hamas»
Oggi 21-06-25, 15:57
«Mentre chiediamo il cessate il fuoco, ci battiamo per i diritti del popolo palestinese, ma anche di quello israeliano, dobbiamo pensare anche a difendere le democrazie e a rimettere in leva tutti quegli organismi internazionali che, per ottanta anni, a queste latitudini, ci hanno permesso di vivere in prosperità e pace». A dirlo Walter Verini, membro della direzione nazionale del Pd. In un periodo di “guerra” come quello attuale, quale è la posizione più responsabile? «Lavorare, senza ombra di dubbio, a una de-escalation, attraverso una contestuale negoziazione. Il governo di Israele deve fermarsi, ma nel contempo l'Iran deve essere fermato in ogni investimento riguardante il nucleare». In un mondo “non sicuro” sarebbe opportuno che la stessa Italia si riarmi? «Ritengo che tutte le democrazie abbiano il dovere di fare delle politiche di deterrenza. La nostra Costituzione, d'altronde, dice che bisogna ripudiare la guerra come strumento di risoluzione dei conflitti e delle divergenze. Ma allo stesso non esclude politiche di difesa. Viviamo in un mondo in cui c'è un autocrate imperialista come Putin, o c'è un paese teocratico e sanguinario come l'Iran, che vuole dotarsi dell'atomica per distruggerne un altro come Israele, mentre proliferano terroristi senza scrupoli come Hamas. Occorre il dialogo diplomatico, ma non bisogna escludere, in principio, tutto quanto possa consentirci di stare al sicuro e di difendere le democrazie in caso di eventuali attacchi». Non parteciperà, quindi, alla piazza di domani? «Non ci sarò. A differenza di San Giovanni, questa è una manifestazione che non coinvolge il Pd. Vi prendono parte delle realtà importanti, che certamente si battono per la pace, ma allo stesso tempo si parla anche di cortei diversi. E dunque non voglio correre il rischio di trovarmi a sfilare con chi oltre a dire basta al massacro di Gaza, su cui sono d'accordissimo, vuole la distruzione dello Stato d'Israele. Sono tra i primi a dire che il criminale Netanyahu va fermato, perché non si possono continuare a uccidere bambini e civili innocenti, ma allo stesso tempo non ho intenzione di inneggiare Hamas». Se il Pd ha sempre isolato certe frange estremiste, in alcune kermesse organizzate del campo largo non è accaduto lo stesso… «Conosco bene il mio partito, che ha sempre tenuto lontano e tiene alla larga chi flirta o addirittura esalta qualsiasi forma di terrorismo. Non mi permetto di sindacare i posizionamenti di altre forze. Non tutti, però, sono attenti come noi a tenere alla larga forme di indulgenza verso Hamas o Putin che non meritano di avere cittadinanza. E, in tal senso, non c'è pluralismo che tenga. Certi ammiccamenti rischiano di penalizzare anche migliaia e migliaia di persone che vogliono stare in piazza solo per la pace e non hanno nulla a che vedere con antisemitismo, fondamentalismo e "ismi" vari». L'ultima piazza per la Palestina, quella prima del referendum, ad esempio, sembra aver penalizzato il centrosinistra… «In quel frangente ritengo che ci fosse un'urgenza, un bisogno comune di un “popolo” di farsi sentire a favore della pace. Non ritengo, dunque, sbagliata quella decisione. Il referendum è altro. In quel caso, l'ho sempre detto, non saremmo stati capiti senza una chiara unità sindacale. Quello sulla scala mobile avrebbe dovuto insegnarlo a tutti: i mondi dei lavori non devono essere divisi». Su questioni come le guerre o l'energia, sarebbe opportuno andare oltre i tradizionali steccati partitici e magari avviare un confronto con chi è al governo? «Siamo di fronte a un mondo incandescente, in cui la democrazia è in crisi ovunque o peggio sotto attacco. Motivo per cui tutte le forze che hanno a cuore i valori della cooperazione internazionale, del multilateralismo, dovrebbero collaborare. Anche per far fronte alle sfide legate alle crisi economiche, energetiche e produttive. E ai folli dazi di Trump. Occorre dare nuova vita e ruolo innanzitutto all'Europa e agli organismi internazionali, a partire dall'Onu».
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