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Brunella Bolloli: scontro tra toghe rosse, "fermate Cantone"
08-09-2024, 10:52
«Antò, ma cosa è successo? Dai non mi state addosso, mi state attribuendo cose che... intanto non l'ho neanche letta sta cosa, m'ha detto ieri Marco... Antò, qua diciamo una parola ed ecco qua succedono i casini...». È il 16 marzo scorso e a parlare, tramite messaggio vocale WhatsApp, è Pasquale Striano, il tenente della Guardia di Finanza al centro dell'inchiesta condotta dal procuratore di Perugia, Raffaele Cantone, per il presunto dossieraggio compiuto ai danni di politici e vip: migliaia di accessi abusivi alle banche dati riservate dietro la copertura della Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo. Il suo interlocutore è Antonio Massari, giornalista del Fatto quotidiano, esperto di cronaca giudiziaria, il cui numero di telefono, come altri, è contenuto nella rubrica del finanziere. Tra i due c'è confidenza al punto che Striano a un certo punto si sfoga: «Antò, cercate di capirmi, devo fare attenzione. Mi fu detto qualche giorno fa: “Guarda Pasquale, c'è anche Magistratura Democratica contro Cantone”, ma io ne prendo atto per carità, non faccio la guerra a Cantone anche se, sinceramente, i suoi metodi non sono stati, diciamo, dei più belli, ma comunque se emergerà qualcosa la faremo emergere più avanti. “Magistratura democratica corrente di Cantone gli è andata contro” eccetera eccetera..., mi viene detto questo, poi si aggiunge il solito fatto che comunque avete già scritto voi con le vostre fonti, cioè il fatto di queste eh... la nota della Dia, tutta sta roba che è stata ricostruita perché poi ci sono atti ufficiali.. Io so esattamente com'è andata. Oggi scrivono che io ho detto che mi veniva ordinato ma questa è una cazzata, una cazzata proprio totale perché la cosa la devi girare... Non so se è chiaro Antò, ti voglio bene dai, non mi fa' restare male...». La conversazione riguardava l'intervista uscita il giorno stesso sul quotidiano La Verità, titolo: “Parla l'uomo dei dossier - colloquio con Striano”, circostanza per la quale, evidentemente, il collega del Fatto era rimasto male. Il punto, però, non è a quale giornale Striano si sia concesso prima per raccontare la sua versione, bensì la frase che l'uomo degli accessi abusivi scandisce nel vocale quando ammette: «Magistratura democratica è contro Cantone». Siamo al boicottaggio delle toghe rosse contro un pm che appartiene alla loro corrente, lo afferma l'ufficiale al centro di questa storia di spioni e mandanti occulti, di privacy violata e domande ancora senza risposte e si aprono scenari che varrebbe la pena approfondire nell'infinita faida che agita la nostra giustizia specie da quando è cominciato lo scandalo della Dnaa, che coinvolge pezzi dello Stato. L'inchiesta, del resto, è delicata e tocca quel tempio della legalità tanto voluto nel '91 dal giudice Giovanni Falcone, pure lui all'epoca osteggiato da alcuni colleghi nella creazione della superprocura antimafia. Con un salto di trent'anni, quell'ufficio che ha sede a Roma in via Giulia ed è diretto dal procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo (dal 2022 Giovanni Melillo) è di nuovo nell'occhio del ciclone a causa del numero monstre di accessi alle banche dati «per scopi del tutto avulsi dai compiti istituzionali» della superprocura e, dunque, di riflesso, del gruppo di lavoro Sos (segnalazioni di operazioni sospette) costituito all'interno della stessa. Dal 2015 al 2020 a coordinare il gruppo c'era il sostituto procuratore Antonio Laudati alle dirette dipendenze del quale operava Striano. Per entrambi Cantone ha chiesto i domiciliari in ragione del rischio di inquinamento probatorio, ma il gip ha respinto pur confermando «i gravi e precisi indizi» a carico. La procura di Perugia però va avanti, ha fatto ricorso e Cantone ha depositato in commissione Antimafia nuove carte che contengono tutte le contestazioni agli indagati e lasciano presagire l'apertura di nuovi filoni d'indagine. C'è un capitolo “Vaticano” che mostrerebbe l'evidente collegamento tra gli accessi abusivi di luglio-agosto 2019 e l'inchiesta che ha determinato il processo al cardinale Becciu e all'affaire relativo alla compravendita di un immobile di Londra. L'analisi dei supporti informatici sequestrati a Striano con l'utilizzo della parola chiave “Vaticano” ha consentito di rinvenire varie conversazioni in particolare con un altro indagato, Silvio Adami, che da consultazioni della banca dati Serpico risulta avere percepito nel 2022 redditi da lavoro dipendente dalla presidenza del Consiglio e sarebbe un possibile collegamento con gli apparati di sicurezza del Paese. Tra Striano e Adami ci sarebbe stato una segnalazione sul conto corrente personale di un monsignore, già finito in precedenza sui media. Adami ringrazia il collega: «Le gestisco come sai». Non solo. Politici, calciatori, cantanti, imprenditori, personaggi del mondo dello spettacolo: un elenco lunghissimo di “spiate” contestate al finanziere. Per conto di chi il funzionario pubblico le faceva? Chi è il mandante? Di sicuro molte delle informazioni sensibili ottenute in violazione della legge sono poi finite sui giornali amici, in primis il quotidiano Il Domani, che si è sempre difeso adducendo motivi di interesse pubblico e libero giornalismo d'inchiesta. Ma anche per altri giornali Striano era una fonte inesauribile alla quale attingere come a un bancomat degli scoop politici. «Articoli bomba», li definisce lui stesso su whattsApp, invitando ad «attivare tutti i canali» per la diffusione delle notizie. La Lega è stato il partito più “dossierato” tramite le Sos soprattutto dal 2019 al 2022, ma anche Fi, Fdi fino alla denuncia di Guido Crosetto, che ha fatto partire l'indagine.
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