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Crosetto "schifato", smaschera l'asse Pd-Repubblica: attacco a tenaglia, cosa c'è davvero dietro
19-09-2024, 08:58
Se il finanziere Pasquale Striano passava notizie sensibili delle banche dati della Procura nazionale antimafia a cronisti amici che il giorno dopo uscivano con lo “scoop” in prima pagina, qui siamo al contrario: il Pd legge un “retroscena” su Repubblica, lo prende come oro colato e verga una nota allarmata sui rischi per la sicurezza nazionale chiamando la premier a riferire in Aula. «Su Repubblica il ministro Guido Crosetto vorrebbe essere sentito dal Copasir in quanto avrebbe altro da dire», scrivono i parlamentari dem membri della commissione Antimafia. «Fatti gravissimi», aggiungono in coro gli stessi che una settimana fa minimizzavano l'inchiesta, «è indispensabile che il governo con il suo premier Meloni riferisca al Parlamento su un tema delicato come quello della sicurezza nazionale». Non è bastata, quindi, la promozione a prefetto del direttore dell'Aise, Gianni Caravelli a sgombrare il campo da presunte tensioni tra il titolare della Difesa e il vertice dell'Agenzia per l'informazione e la sicurezza esterna, promozione, per altro, concordata tra Crosetto e il sottosegretario con delega ai Servizi segreti, Alfredo Mantovano. Né sono servite le dichiarazioni pubbliche dello stesso Crosetto disponibile a riferire in tutte le sedi opportune e in primis al Copasir in merito al presunto dossieraggio di cui è stato vittima nel 2022 (dal suo esposto è partita l'inchiesta della procura di Perugia sul «verminaio» degli accessi illeciti). Anzi, Crosetto scalpita per essere sentito dal comitato parlamentare che controlla i Servizi, ma non per alimentare «lo scontro istituzionale» inventato dall'opposizione, bensì per spiegare tutto ciò che sa in modo circostanziato senza timore di fughe di notizie (come il verbale integrale finito sul Fatto), odi qualcuno che sui soliti quotidiani mistifichi il suo pensiero o, peggio, gli attribuisca virgolettati mai pronunciati. È il caso, ad esempio, della frase sulla “mela marcia”, passata dall'essere riferita a Striano al generale Carta, che invece non è mai stato menzionato da Crosetto e infatti ha annunciato querela. Nella maggioranza non hanno dubbi: è in atto un goffo tentativo di spostare l'attenzione dal dossieraggio attuato ai danni del centrodestra - «una nuova P2», secondo Luciano Violante - a una presunta faida tra big del governo. Per questo Crosetto si è detto schifato dalle continue mistificazioni del Pd e dai retroscenisti che provano a ridicolizzare l'azione dell'esecutivo creando crepe che non esistono. Chiamare la Meloni in Aula dopo avere letto Repubblica è semplicemente «una follia». Intanto, dopo il Riesame, in commissione Antimafia ci saranno altre audizioni, da Giovanni Russo allo stesso procuratore di Perugia Cantone, come chiesto dalla senatrice di Iv, Raffaella Paita. Mentre l'azzurro Gasparri vorrebbe sentire anche lo stesso Striano e molti altri ancora.
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