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Leoncavallo, adunata rossa: non solo Claudio Bisio, chi scende in piazza
Oggi 03-09-25, 00:51
Alcuni di loro non fanno più ridere da anni, ammesso siano mai riusciti nell’impresa. Altri, poi, ripetono a loop lo stesso film, mandando in scena una tristezza infinita. Sarà per questa ragione che i Comedians (così li definiscono i “bravi ragazzi” del Leonkavallo, richiamandosi al film di Gabriele Salvatores, nel lanciare sui social la manifestazione nazionale di sabato prossimo, a Milano) hanno deciso di farci piangere. Perché saranno proprio loro, i Comedians appunto - Gabriele Salvatores, Gigio Alberti, Claudio Bisio, Antonio Catania, Paolo Rossi, Renato Sarti e Bebo Storti, per il momento- a portare in piazza il verbo della cultura de sinistra, che di vedere sfrattato il Leoncavallo (centro sociale abusivo da 50 anni) per la legittima aspirazione della proprietà dell’immobile di realizzare i propri progetti) non ne vogliono proprio sapere. Per Comedians e comparse varie la legge non è uguale per tutti, va interpretata a seconda della collocazione politica. E così sabato prossimo (a vacanze finite), il capoluogo lombardo (il raduno è fissato nella centralissima arteria di Corso Venezia nel primo pomeriggio, stasera invece c’è l’assemblea preparatoria) si ritroverà a fare i conti con la manifestazione nazionale del Leoncavallo, lo storico centro sociale che non ha mai fatto i conti con la legalità, figuriamoci con il fisco... «Lo sgombero del Leoncavallo è una evidente conseguenza delle trasformazioni avvenute a Milano a partire dal piano urbanistico», sostengono sui social gli esponenti del centro sociale, «modello che si vorrebbe estendere altrove. Ma è anche vendetta del potere contro chi prova a resistere. La mano del governo (e poteva mancare l’assalto frontale contro la premier, Giorgia Meloni? Dai su...) è calata sul vecchio Leo, nel 50esimo anno della sua storia, per avviare la campagna elettorale della destra, a trazione Fratelli d’Italia, verso le prossime elezioni comunali». Come se il rispetto della legge e le sentenze di sfratto fossero una variabile indipendente. Ma che la sinistra ragioni così non è una novità. Tant’è che Pierfrancesco Majorino, capogruppo del Pd nel Consiglio regionale della Lombardia, sarà regolarmente in piazza per la manifestazione in solidarietà al Leoncavallo, sgomberato a ferragosto. «È mia intenzione esserci, come faranno diversi altri esponenti del centrosinistra milanese e lombardo. Credo sia necessaria una reazione popolare, e assolutamente pacifica, all’atto del governo e che serva mettere al centro molto di più l’interesse pubblico e il valore dei beni comuni». Tra questi Majorino annovera «la cultura, la socialità, l’abitare». Fisco e legge non pervenuti. «Vogliamo costruire un grande corteo il 6 settembre, per un’altra Milano e per tutte le città sempre più segnate da zone rosse, limitazioni, biglietti di ingresso, selezioni obbligate», rimarcano i leonkacavallini chiamando i compagni alla crociata. Che di crociata si tratti lo dimostra l’elenco di centri sociali, associazioni del volontariato dalla chiara matrice di sinistra, gruppi universitari, municipalità varie, con Bologna in testa, che hanno già dato la propria adesione alla manifestazione destinata a bloccare la città, facendo saltare i nervi ai milanesi e mettendo a rischio il sabato del villaggio, fatto di shopping e struscio in centro. Meglio pensare all’alternativa. Ma se per caso riuscite ad evitare il sabato leoncavallino, potrebbe sempre capitarvi d’imbattervi nella festa di Rifondazione Comunista, in programma dal 3 al 7 settembre al Parco di Chiesa Rossa di Via San Domenico Savio, a Milano, dove si alterneranno musica e convivialità, presentazioni di libri e dibattiti, ma soprattutto è in programma (venerdì) un confronto aperto sul tema “Per una Milano giusta, sicura e solidale”, dedicata al Leoncavallo. Insomma, nel capoluogo lombardo, la vera emergenza è il Leonka, non le inchieste sull’urbanistica, come le famiglie rimaste senza soldi e senza casa, o le ombre sull’amministrazione comunale, per non parlare del caro affitti, vera spada di Damocle sulla testa di centinaia di lavoratori. No, il centro sociale è diventato il centro del mondo, con la giunta guidata dal sindaco, Beppe Sala, impegnata nel trovare una soluzione alternativa ai leonkavallini. Per loro la corsia preferenziale si trova, per tutti gli altri no. Giova ricordare un particolare significativo. Lo storico centro sociale milanese, nato nel 1975 nell’omonima via è stato sgomberato il 23 agosto scorso non per un vezzo della politica, ma un’applicazione della legge. Lo sgombero, annunciato e rinviato più volte dal 2003, è tornato al centro dell’agenda politica dopo che lo scorso novembre il ministero dell’Interno ha riconosciuto un risarcimento di 3 milioni di euro alla famiglia Cabassi, proprietaria dell’immobile, chiudendo così un contenzioso che in origine aveva stimato perdite superiori ai 10 milioni. Con i soldi dei contribuenti non si scherza. [[ge:kolumbus:liberoquotidiano:43898290]] Infine il sindaco Sala. Il sostegno politico del primo cittadino, e la volontà di offrire una sponda, anzi una nuova sede al Leoncavallo, restano immutate, ma l’inquilino di Palazzo Marino non ha intenzione di forzare la mano e di partecipare al corteo degli antagonisti in programma sabato prossimo. Una manifestazione convocata per contestare lo sgombero del centro sociale avvenuto lo scorso 21 agosto. Dal punto di vista istituzionale, la presenza del primo cittadino sarebbe uno schiaffo al ministero dell’Interno, che lo sgombero ha voluto e ha programmato senza avvisare Sala, se non a cose fatte. Ma mai dire mai, quando c’è di mezzo il Leonka e i suoi fratelli...
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