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Dopo la "fatwa" contro Il Tempo Hannoun batte cassa per cercare di zittirci
Oggi 28-09-25, 09:52
Siamo al colmo: a chiederci una mediazione e un risarcimento danni per diffamazione a mezzo stampa è Mohammad Hannoun, l'uomo al centro della nostra inchiesta. Questo solo per aver denunciato che lui, in quanto sanzionato dal dipartimento del tesoro degli Stati Uniti d'America perché ritenuto propaggine di Hamas in Italia: è lui che ha intrattenuto una serie di rapporti con esponenti dell'opposizione italiana, in particolare del Movimento 5 Stelle e Pd, tra cui spiccano la deputata Stenia Ascari, l'ex grillino Alessandro Di Battista, Laura Boldrini. Lo stesso dipartimento del tesoro che parla di ABSPP, una delle sue associazioni come utile a finanziare l'ala militare di Hamas e che anche il 10 giugno 2025 scriveva che «l'Associazione Benefica La Cupola d'Oro, con sede in Italia, è stata fondata da Mohammad Hannoun, un individuo sanzionato dagli Stati Uniti, che ha promosso pubblicamente l'organizzazione benefica e l'ha utilizzata per continuare a eludere le sanzioni e raccogliere fondi per l'ala militare di Hamas attraverso donatori, molti dei quali ignari dei legami con Hamas. Il 7 ottobre 2024 il Tesoro ha designato Hannoun per aver materialmente assistito, sponsorizzato o fornito supporto finanziario, materiale o tecnologico, o beni o servizi a sostegno di Hamas. La Cupola d'Oro, come l'Associazione Benefica di Solidarietà con il Popolo Palestinese, anch'essa designata dall'OFAC il 7 ottobre 2024, è un'organizzazione benefica fittizia fondata per sostenere Hamas». Ma sembra difficile non sostenere che Hannoun non sia vicino a loro. Diversi i vertici di Hamas con cui è stato ritratto in atteggiamenti piuttosto amichevoli: al fianco di Khaled Meshaal, uno degli attuali capi di Hamas, e sorridere dandosi il cinque con Ismail Haniyeh, ex capo politico di Hamas, ucciso da Israele nel 2024. Ma non sono gli unici volti di Hamas. Era il 2016 quando Ahmed Shehada scriveva su Facebook, in una foto che lo ritrae con Hannoun: «Con mio fratello». Shehada, oggi in Brasile, è il fratello di Salah Shahada, ucciso nel 2002 da Israele, storico comandante delle Brigate al-Qassam, ovvero il braccio armato di Hamas nella Striscia di Gaza. Ed è proprio Shehada, l'uomo vicino ad Hannoun, che nell'introduzione di un libro intitolato “Hamas racconta il suo lato della storia” scrive: «Hamas, che ha realizzato la sua operazione eroica e legittima il 7 ottobre, per cercare di rompere l'assedio illegale e mortale di Gaza, che dura da più di 17 anni». Hannoun ha visto il gotha di Hamas, anche se ha cercato di smentirci tramite una nota di due delle sue associazioni, l'Api e l'ABSPP, dicendo che «queste offensive sono forme di terrorismo intellettuale finalizzate a intimidire e zittire chi difende la giustizia e le convenzioni internazionali». E pochi giorni prima si era lui stesso definito un sostenitore di Hamas, pur sostenendo di non farne parte in alcun modo. Ma ha anche definito Il Tempo «un giornale di destra nazifascista che tutti i giorni dedica pagine per diffamare tutti noi per quello che facciamo». Eppure, abbiamo descritto i fatti, e per questo il giornale è stato vittima di Fatwe, minacce di morte, tentativi di intimidazione, pur di farci smettere di scrivere di svelare quali sono i legami tra un certo mondo legato al fondamentalismo islamico e la politica. Abbiamo posto domande a cui nessuno ha mai risposto, e non saranno certo i corani arrivati in redazione o simili misure a fermare l'inchiesta.
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