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Il futuro di Zaia fra Venezia, un ministero, una partecipata di Stato e le elezioni 2027
Ieri 11-05-25, 11:04
Un fuoriclasse che rischia di restare in tribuna per troppo tempo. Un amministratore oculato, in grado di rappresentare, allo stesso tempo, il tipico pragmatismo leghista e una visione strategica più «romana». Il futuro di Luca Zaia è uno dei più grandi enigmi sui quali la politica nazionale si interroga un giorno sì e l'altro pure. Dopo che la Consulta ha bocciato la possibilità per sindaci e governatori di correre per il terzo mandato e il Consiglio di Stato ha sentenziato come non vi sarà in Veneto uno slittamento del voto alla primavera del 2026 è partito il toto-poltrona. Ovviamente il diretto interessato non ha alcuna intenzione di mostrare il mazzo delle carte del quale dispone. Abbiamo così provato a sondare il terreno, per comprendere quali siano le possibilità più concrete e quelle maggiormente desiderate. Lo abbiamo fatto, come da prassi, parlando con le nostre fonti, per poter avere un quadro il più completo e veritiero possibile. Ne è emerso uno scenario di grande interesse. Il sogno di Zaia è quello di continuare con la politica attiva. E di farlo ai massimi livelli. Non è un segreto che l'attuale governatore del Veneto abbia un rapporto umano di «grande spessore e profondità» con il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. «Durante il governo guidato da Silvio Berlusconi, tra il 2008 e il 2010, erano entrambi ministri (Zaia all'Agricoltura, Meloni alla Gioventù) e hanno avuto modo di conoscersi. C'è stima reciproca e Zaia non ha mai nascosto, nemmeno pubblicamente, di apprezzare moltissimo le politiche portate avanti dell'esecutivo. In particolar modo, in politica estera». Il sogno di Zaia è quello di ricevere una telefonata, direttamente da Palazzo Chigi. Per entrare a far parte della squadra dei ministri. «Un lavoro difficile, che andrebbe portato avanti col massimo impegno e con dedizione pressoché totale. Per questi motivi, francamente, uno come Zaia avrebbe più facilità di movimento qualora gli venisse assegnato un dicastero con portafoglio». Ma quale, in particolare? Un interrogativo sul quale nessuno vuole sbilanciarsi, anche se, sotto sotto, viene fatto capire come, un eventuale ritorno al Ministero dell'Agricoltura, non sarebbe affatto sgradito. Una prospettiva di non semplice realizzazione, vista la volontà, più volte dichiarata dal premier, di non modificare (se non di fronte a eventi catastrofici) la squadra di governo, per evitare l'assalto alla diligenza da parte dei vari partiti che formano la coalizione di centrodestra. Una prospettiva alternativa potrebbe essere rappresentata dall'ingresso in una «grande realtà nazionale». I nomi? Eni, Leonardo o Fincantieri. Decisamente più improbabile il Coni. «Zaia potrebbe esaltare le proprie doti di grande comunicatore. Ha una capacità di promozione davvero innata. Quando era presidente della Provincia di Treviso, riuscì nell'arduo compito di far conoscere questa piccola realtà veneta a tutto lo Stivale». Una soluzione interlocutoria, in attesa di tornare in pista. In politica, ovviamente. O come candidato sindaco di Venezia (soluzione tutt'altro che scartata, ma considerata una sorta di Piano B) o come deputato (o senatore) alle elezioni politiche del 2027. Raccogliere molte preferenze ed entrare in Parlamento. In attesa di ricevere quell'agognata telefonata da Palazzo Chigi, per far parte così del nuovo governo di centrodestra.
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