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Intervista a Mastella: “Campania? Se De Luca spinge a non votare gli alleati alla fine farà vincere Cirielli”
Oggi 17-11-25, 10:53
«Vincenzo De Luca ce l'ha con Clemente Mastella innanzitutto per il fatto che non ha mai accettato la subalternità politica, ma, in questo particolare frangente, è più adirato per il rapporto amichevole e politico che il sottoscritto ha con Roberto Fico. La verità è una: il governatore uscente quando sente questo nome vede rosso proprio come il classico toro nella corrida». A rivelarlo il sindaco di Benevento che così motiva gli attacchi del primo inquilino di Palazzo Santa Lucia, nel corso di tutta questa campagna elettorale, nei confronti del profilo scelto dal campo largo. L'ex sindaco di Salerno grazie al suo “Noi di Centro” ha vinto l'ultima competizione. Fino a qualche mese considerava Clemente l'alleato più prezioso. Poi cosa è successo? «Il rapporto tra me e De Luca si è rotto quando ha cominciato a parlare male, senza ragione, di Roberto Fico. Mi sono arrabbiato. Gli ho detto: perché vi adirate se l'avete scelto voi e non Mastella? Ho provato a fargli capire, in tutti i modi possibili, che non aveva senso sparare a zero contro l'ex presidente della Camera. Lo facevo perché dopo sarebbe emerso il controsenso e i cittadini avrebbero avuto difficoltà a sostenerlo. Nonostante ciò, il presidente della Regione non solo non mi ha dato ascolto, ma se l'è presa con me». L'ha sorpresa questa reazione? «Assolutamente no! Chi lo conosce bene sa che diventa feroce e aggressivo quando qualcuno dice quello che non gli conviene. Detto ciò, mi ritengo da sempre un uomo libero e, quindi, continuerò a ripetere quanto credo». Criticando il profilo scelto dalla coalizione non si rischia di indebolire soprattutto quest'ultima? «Se si divide il gruppo è normale che si rischia di perdere. Vale a destra come a sinistra. Non mi sembra, comunque, che ci siano coalizioni in Italia in cui tutti hanno la stessa opinione. Vedi la destra sulle armi in Ucraina». Mediante una battuta ha lasciato intendere che forse a De Luca è più simpatico il candidato della maggioranza governativa Cirielli. Non teme un possibile voto disgiunto? «Non voglio credere nel disgiunto, ma se uno dice votate tutti meno che Mastella, nei fatti, afferma 'sostenete Cirielli'. Se si aspira alla vittoria non si attacca l'alleato. Quando la Dc, andava insieme ad altre sigle, non diceva di non votarle. Lo stesso Pd, nonostante la sua eterogeneità, quando è stato il momento di andare alle urne si è sempre compattato. Se perde Mastella, perde il centro e, dunque, perdono tutti. Ecco per ché sono convinto che De Luca, in questo modo, non stia remando nella nostra stessa direzione». Condivide, quindi, l'appello di Romano Prodi che esorta Elly Schlein a tornare nel porto sicuro del riformismo? «Ho visto Ernesto Maria Ruffini e altri che si stanno muovendo perché hanno capito che se non si va in tale direzione si perderà ovunque. Se i moderati non troveranno questa offerta politica, voteranno altrove o si asterranno. Ha fatto bene Prodi quando ha ricordato a Schlein che in America i democratici hanno sempre vinto non grazie al voto degli estremi. Quanto accaduto a New York è un qualcosa di straordinario e poi ricordo a tutti che la Grande Mela non è Ceppaloni, la Campania o l'Italia». La destra può ancora ribaltare il pronostico? «Secondo la mia esperienza, non si vincerà con un distacco clamoroso, ma per una manciata di voti. Ecco perché ognuno nella squadra è basilare e chi pensa altro rischia di farci seriamente perdere». Qualora Fico dovesse vincere, si adatterà ai democristiani? «Dovrà rappresentare tutti e farò da garante in tal senso. Non esiste solo Palazzo Santa Lucia. Ecco perché mi arrabbio se un ex presidente di Regione non dice grazie a Mastella e a tutti quei sindaci che ci mettono la faccia per il centrosinistra».
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