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La pace all'ombra del Vesuvio è già tramontata dopo un giorno e Avs fa i conti con il flop alle urne
Oggi 26-11-25, 13:08
Come certi amori che alternano momenti di tregua a furiosissime liti. Un giorno a sorridere a Napoli, cartoline dal Golfo, quello dopo di nuovo in guerra, armati uno contro l'altra. Il destino di Elly Schlein e Giuseppe Conte, la pace all'ombra del Vesuvio e le foto abbracciati a Roberto Fico (presenti anche gli angeli custodi Bonelli e Fratoianni), sono durati meno di 24 ore. Già, perché ieri al risveglio tutto è ripreso come prima, come sempre. L'ex presidente del Consiglio, che in Campania si è giocato l'osso del collo, festeggia la sopravvivenza a modo suo, ovvero bruciando tutti sul tempo. «È il momento di costruire un programma per far rialzare l'Italia», annuncia trionfale. La finezza sta nel distinguo: altro che coalizione, la proposta di governo me la scrivo da solo. «Apriamo il cantiere, quello che uscirà lo porterò nel confronto con le altre forze politiche del campo progressista», scrive sui social l'avvocato di VolturaraAppula. Poi la dedica finale: «Il programma non potrà essere frutto di un mero scambio di vedute tra dirigenti di partito». Traduzione libera: ragazzi, non vi agitate, stavolta ci penso io. Il tutto praticamente in contemporanea con la conferenza stampa convocata al Nazareno dalla segretaria Pd, che sfoggia una giacca color vinaccia, adatta a trasmettere l'idea che la festa sia ancora in corso. Costretta ancora una volta a fare buon viso a cattivo gioco, Elly è presa alla sprovvista, si aggiusta il fiocco dell'abituale camicia bianca e risponde: «Dobbiamo lavorare sul progetto per l'Italia a partire dalle cose che condividiamo, facciamo questo lavoro non chiusi nelle stanze ma nel Paese e per il Paese». C'è spazio anche per la puntuta precisazione all'insolente rivale: «Anche dove ci sono divergenze occorrerà discutere, il Pd porterà le sue posizioni con gli alleati». Per la segretaria è arrivato il momento di dirimere le questioni interne: «Anticipare il congresso? In questo momento la priorità è quella della costruzione del progetto per l'Italia e del consolidamento della coalizione, quindi su questo obiettivo mi voglio concentrare». Finirà come previsto: con la convocazione di un'assemblea nazionale, il luogo più sicuro per ottenere un plebiscito e andare avanti. D'altra parte, questa è la strada suggerita da Dario Franceschini e Andrea Orlando (insieme a Roberto Speranza), i capicorrente che da venerdì si trasferiranno a Montepulciano per un summit impegnativo: circondare e prendersi in carico Elly Schlein. Il giorno dopo è stato anche quello dell'amarezza per l'infausto risultato di Alleanza Verdi e Sinistra, che in Puglia restano fuori dal Consiglio regionale. Con una vittima eccellente: Nichi Vendola. E dire che l'ex governatore ha fatto di tutto per tornare in scena (dopo 10 anni di assenza), riuscendo persino a infischiarsene del diktat di Antonio Decaro, che non lo voleva in tutti i modi. Il poeta di Terlizzi fece tremare anche la coalizione: a fare un passo indietro non ci penso proprio. Insomma, ci hanno pensato gli elettori, tenendo Avs sotto il quorum del 4%. Naturalmente è già partita la mozione degli affetti: recuperiamo Nichi in giunta. Mette le mani avanti il neo presidente: «8 su 10 assessori li deve scegliere dal Consiglio regionale, in più devo mantenere la parità di genere. Quindi sarà complicato costruire la squadra». Morale: non vi potrò accontentare. Il diretto interessato sembra non abbattersi: «È un risultato che dispiace, ma che non ci priva della determinazione di andare avanti, forti di quei 54 mila voti guadagnati solo con la forza delle idee e della nostra passione». Intanto a Roma la festa per le vittorie in Puglia e in Campania finisce con gli abituali diverbi. Elly si illude di aver piegato Giuseppi, e lui, per non perdere l'abitudine, rilancia. Lo stesso copione andrà in scena sulla legge elettorale: il Pd frena, il M5S non si oppone. D'altra parte, passatala festa, gabbato lo santo.
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