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Musulmani al voto, il partito islamico parte alla conquista dell'Italia
Ieri 18-11-25, 10:39
Non c'è un solo partito islamico che sta nascendo in Italia. Sono diverse le “prove” cui abbiamo assistito, e in ultima istanza Il Tempo ha scoperto l'esistenza di «MuRo27», che sta per «Musulmani per Roma 2027», dietro cui c'è Francesco Tieri, ingegnere convertito all'islam, che aveva già tentato la strada della politica, candidandosi alle primarie del centrosinistra per la presidenza del V municipio nel 2021. «MuRo27», gruppo che sembra avere anche il placet dell'imam di Centocelle Ben Mohamed Mohamed («non confermo né smentisco se sono dietro al progetto» ha risposto al giornale), si è costituito a Roma, ed è composto da «musulmani che vivono, studiano e lavorano nella capitale e che vogliono contribuire alla discussione politica in vista delle elezioni amministrative del 2027». Loro hanno dichiarato pubblicamente il loro intento, che è quello di incidere sull'agenda politica, basandosi sui principi della religione musulmana espletando appieno il mantra dell'islam politico. Ma abbiamo visto anche il legame tra Mohammad Hannoun, ritenuto dagli Usa propaggine di Hamas in Italia, al fianco di sigle come l'Unione sindacale di base (Usb), Potere al Popolo, e piazze gremite non più solo di gruppi di matrice islamica, come i Giovani Palestinesi Italiani (Gpi, che hanno inneggiato al 7 ottobre organizzando un corteo a Bologna proprio il giorno del pogrom commesso da Hamas), bensì anche di organizzazioni che rappresentano la sinistra estrema. Infatti, come sottolineato anche in un report del Washington Outsider Center dall'esperto di terrorismo Giovanni Giacalone «l'alleanza tra l'estrema sinistra e i palestinesi è più un rapporto di reciproca necessità. Mentre l'estrema sinistra sta usando la causa palestinese a Gaza per attaccare il governo di centro-destra guidato da Giorgia Meloni, i palestinesi possono fare leva sulla vasta rete e sulle connessioni dell'estrema sinistra, profondamente radicate nel Paese (Italia), per rilanciare la loro lotta nella speranza di spingere il governo italiano a interrompere le relazioni diplomatiche ed economiche con Israele». Le piazze, quindi, non sono uno strumento tramite il quale mobilitare le persone in nome di nobili principi: sono diventati il principale mezzo per creare disagio (come qualcuno ha anche recentemente ammesso) cercando di trovare la causa che generi più appeal. Fonti qualificate ci riferiscono che sono diverse le riunioni delle sigle in questione, per cercare di capire «come superare a sinistra la Cgil» e con quali temi. Sanno bene che il segretario Maurizio Landini non può spingersi oltre una certa soglia, essendo comunque il volto dello storico sindacato italiano. E, infatti, le altre sigle sanno anche di poter osare, cercando di far leva, soprattutto nelle zone periferiche e tra gli astenuti, sul malcontento e l'insoddisfazione Tra questi, c'è chi ha capito che la “causa di Gaza” può coinvolgere anche chi politicamente possa non pensarla al medesimo modo in toto, ma è mosso dalla propaganda che è stata creata attorno al conflitto. Proprio di recente, tre giorni fa, sono spuntate in giro per Roma le bandiere del Palestine Comunist Party con scritto in arabo «Lavoratori del mondo vi dovete unire. Il partito comunista palestinese» in una sorta di chiamata alle armi per una mobilitazione antigovernativa che unisca causa sociale a quella umanitaria. Ma oggi, oltre ai gruppi Calp e Carc, che mostrano chiari legami ideologici con la Russia, spiccano la Rete dei Comunisti, Osa e Cambiare Rotta, vicini al regime venezuelano di Maduro, anche se i profili tenuti particolarmente sotto la lente di ingrandimento sono i giovani, molto più indecisi e facilmente plasmabili. In un mix tra Palestina, no al riarmo e salari, l'agenda del partito islamico su scala nazionale è pronto e si stanno già organizzando regione per regione, partendo dalle grandi metropoli e usando moschee, scuole e università.
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