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Trump-Zelensky, il faccia a faccia che scuote il mondo. Meloni: "Giornata storica"
Oggi 27-04-25, 08:34
Una sedia accanto all'altra, due teste chine impegnate a dialogare, una postura che porta a credere che lo facciano in tutta confidenza. Quasi come se fossero vecchi amici che si ritrovano nella basilica di San Pietro. Altro che intelligenza artificiale: è il «miracolo» della realtà, quando Roma torna a essere «caput mundi». O comunque l'ultimo miracolo del Papa venuto dalla fine del mondo, che anche nel giorno del suo imponente funerale detta le regole del gioco. La forza dell'immagine diffusa ai media di tutto il mondo ne annulla un'altra, avvenuta due mesi fa: allora l'incontro avvenne alla Casa Bianca e l'effetto fu molto più negativo. Subito dopo la chiacchierata (che durerà 15 minuti) alla «meglio» tra le navate, Donald Trump e Volodymyr Zelensky si alzano e vengono raggiunti dal presidente francese Emmanuel Macron e dal premier britannico Keir Starmer. La foto, nel giro di pochi minuti, diventa virale, insieme alla papamobile che accompagna Francesco nel suo ultimo viaggio.È il sogno di un sabato primaverile in una Roma straordinariamente bella: la pace, la fine di un conflitto nel cuore dell'Europa, la diplomazia che imbocca finalmente un percorso imperscrutabile. Quanto il sogno sia realtà si vedrà nei prossimi giorni: per ora basta sapere che sia la Casa Bianca sia lo staff del presidente ucraino hanno commentato positivamente l'inatteso faccia a faccia. «Un buon incontro, altamente simbolico, che potrebbe diventare storico se si raggiungessero risultati congiunti. Grazie, presidente Trump!», scrive il presidente ucraino. Dietro le quinte, l'incessante lavoro di Palazzo Chigi, di Giorgia Meloni, regista discreta e non sgomitante di una mattina «storica». È da lei, qualche ora dopo, che sale Zelensky, che per l'occasione lascia la divisa per un abito nero. Un colloquio durato un'ora, un tempo lunghissimo per l'economia della giornata. «I leader – si legge in una nota di Palazzo Chigi – hanno ribadito il sostegno agli sforzi del presidente Trump per il raggiungimento di una pace giusta e duratura, capace di garantire un futuro di sicurezza, sovranità e libertà all'Ucraina». Giorgia Meloni ha anche «espresso le proprie condoglianze per le vittime dei recenti attacchi russi, rinnovando la ferma condanna di tali atti e sottolineando l'urgenza di un cessate il fuoco immediato e incondizionato, nonché della necessità di un impegno concreto da parte di Mosca per l'avvio di un processo di pace». Venerdì sera la premier aveva incontrato prima Viktor Orban e poi Starmer. Poi ieri, al termine del funerale, il pranzo con il presidente argentino Javier Milei. A San Pietro un breve scambio con la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, quindi il cordiale incontro con il presidente americano Donald Trump. A caldo, il primo commento sulla foto del giorno: «Vedere Trump e Zelensky che parlano di pace al funerale del "Papa della pace" ha un significato enorme, è una giornata storica», dice Giorgia Meloni a Repubblica. Nel frattempo le arrivano i complimenti dello storico fiorentino Cosimo Ceccuti, che fu braccio destro di Giovanni Spadolini: «Dal punto di vista dell'immagine, la nostra premier si è mossa con correttezza, intelligenza e sobrietà in questa occasione che ha radunato leader di tutto il mondo. Dal punto di vista dell'immagine, Meloni ne esce molto bene». Oltre l'immagine, c'è la politica: l'Italia sta diventando il ponte tra le due sponde dell'Atlantico. Prima con il viaggio di Giorgia Meloni negli Stati Uniti e il colloquio sui dazi con Donald Trump, da ieri la triangolazione sull'Ucraina, con i primi risultati concreti dopo mesi di incomunicabilità. La straordinaria giornata di Francesco ha un altro effetto: riunire la politica italiana sugli stessi scranni. In Piazza San Pietro ci sono tutti: il capo dello Stato Sergio Mattarella con la figlia Laura, ex presidenti del Consiglio (Draghi, Conte, Gentiloni, Renzi), ministri (Giancarlo Giorgetti, Anna Maria Bernini, Adolfo Urso, Giuseppe Valditara, Francesco Lollobrigida, Alessandro Giuli) e leader di partito. Oltre ai presidenti delle Camere Ignazio La Russa e Lorenzo Fontana. Con qualche piccola sorpresa «rubata» dai fotografi, come la chiacchierata tra il leader del M5S e l'ex governatore della Bce. Due che non se le sono mai mandate a dire: fu proprio l'avvocato di Volturara Appula a provocare la miccia che portò alle dimissioni di Mario Draghi e alle elezioni anticipate. C'è anche il tempo per una cordialissima stretta di mano tra l'ex presidente della Camera Fausto Bertinotti e l'ex ministro dell'Economia e ora deputato di FdI Giulio Tremonti, «carissimi» nemici durante la stagione di Silvio Berlusconi. Grazie anche a una regia perfetta, la macchina organizzativa ha smentito tutti i timori della vigilia. «Dinanzi a tutto il mondo, l'Italia oggi ha dato prova di efficienza e organizzazione perfetta e discreta. Il miglior modo per l'ultimo saluto a un Papa così popolare», scrive in una nota il presidente dei senatori di Fratelli d'Italia, Lucio Malan. «Un ringraziamento va a tutto il governo Meloni, ai ministri Piantedosi e Musumeci, ma soprattutto alle nostre donne e ai nostri uomini in divisa, ai tantissimi volontari, per lo straordinario lavoro svolto. Un esempio di professionalità, un silenzioso successo della squadra Italia». La grande bellezza, e stavolta non è un film.
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