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I dodici anni del pontificato di Francesco. La lenta rivoluzione iniziata con l'elezione
Oggi 13-03-25, 10:58
Quel tardo pomeriggio di mercoledì 13 marzo 2013 accadde qualcosa di strano. Migliaia di persone attendevano la fumata all'orario stabilito, indicativamente attorno alle 17.30, ma non arrivò. Era certamente il segno che il nuovo pontefice era stato eletto, ma quella lunga attesa che si protrasse per un'altra ora e mezza era al contempo l'indizio che al cospetto del Giudizio Universale michelangiolesco era accaduto anche qualcos'altro. Quando alle 19.05 il comignolo installato sul tetto della Cappella Sistina iniziò a sbuffare fumo bianco, l'entusiasmo cancellò immediatamente l'attesa e alle otto di sera apparve finalmente Jorge Mario Bergoglio, che aveva assunto il nome pontificale di Francesco. La quarta votazione della giornata (il quinto scrutinio considerando il primo spoglio già avvenuto la sera precedente) si era in effetti conclusa regolarmente all'orario stabilito, intorno alle 17, ma qualcosa era andato storto. Nel conteggiare le schede prima di aprirle e leggere il nome in ciascuna di esse riportato, ci si accorse che erano 116 e non 115 come il numero degli elettori. Il Cardinale Giovanni Battista Re, che presiedette quel Conclave in qualità di primo elettore dell'ordine dei vescovi (sia l'allora Decano, Angelo Sodano, che il vice, Roger Etchegaray, erano ultraottantenni e quindi non elettori ndr), decise di annullare l'intera votazione e ne fu immediatamente indetta un'altra. Quindi Papa Francesco non è stato eletto al quinto scrutinio, come per anni è stato detto e scritto, ma al sesto. Questo avvenimento, rivelato molti anni dopo dallo stesso pontefice argentino colloquiando con uno dei suoi biografi, è stato l'appiglio per certi nemici di Bergoglio che, arresisi di fronte all'evidente validità canonica delle dimissioni di Ratzinger, hanno cercato quanto meno di dimostrare che fu l'elezione di Francesco ad essere viziata nella forma e quindi, a loro sommario avviso, nulla. In effetti su un punto specifico la Costituzione Universi Dominici Gregis di Giovanni Paolo II (che detta le regole del Conclave) è molto chiara, stabilendo che le votazioni giornaliere devono essere quattro, mentre quel 13 marzo 2013 se ne svolsero cinque. Quanto avvenuto nell'elezione di Bergoglio non è però mai stato contestato da nessun cardinale allora presente e quindi la questione è stata ufficialmente chiusa prima ancora che le porte della Sistina si spalancassero. Con buona pace di complottisti e revisionisti di ogni sorta. In questi dodici annidi pontificato Francesco ha rivoluzionato la Chiesa, snellendola - forse fin troppo - nei suoi fasti residui e nella liturgia; cancellando la Messa in latino; sdoganando il genere femminile che è oggi presente per la prima volta nella storia ai massimi vertici istituzionali del Vaticano; eliminando ogni tipo di prassi consolidata; trasformando la figura del Supremo Pastore in un fenomeno mediatico più di chiunque prima di lui; introducendo la benedizione per le coppie omosessuali; viaggiando in lungo e in largo per il mondo ma trascurando le più importanti capitali europee e mondiali. Il Papa "delle periferie" ha preferito assegnare la berretta rossa ai titolari delle più piccole diocesi ai confini del mondo piuttosto che posarla sul capo degli arcivescovi di Milano, Venezia, Firenze, Palermo - sedi italiane tradizionalmente cardinalizie - ma anche privandone i titolari di Sydney, Los Angeles, Berlino, Cracovia, di cui era titolare Wojtyla prima di diventare Papa, perfino della sua stessa Buenos Aires, come di tante altre arcidiocesi in giro per il mondo. Francesco ha ridotto il potere della Curia Romana con una Costituzione Apostolica, la Preadicate Evangelium del 2022, avocando a sé molti poteri prima in mano ai Capi Dicastero. Un esempio su tutti: l'ex Congregazione di Propaganda Fide, quella con la storica sede in Piazza di Spagna il cui titolare era chiamato "il Papa rosso" per i suoi ampissimi poteri, è stata soppressa. Al suo posto Francesco ha istituito il nuovo Dicastero per l'Evangelizzazione il cui nuovo Prefetto è il Papa in persona, cioè lui. Questo Papa, che è entrato molto di più nei cuori della gente comune che nelle corde delle gerarchie ecclesiastiche, raggiunge oggi un importante traguardo che purtroppo, per il prolungarsi della sua degenza al Policlinico Gemelli, non potrà festeggiare con le persone a lui più affezionate e vicine. Auguriamo di tutto cuore al Santo Padre di potersi rifare l'anno prossimo: d'altronde tredici, almeno in Italia, porta assai bene!
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