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Capezzone: la sinistra celebra Sant'Ilaria e il diritto a occupare le case
25-06-2024, 06:44
E così, Sant'Ilaria ha fatto il suo primo miracolo (al contrario). Come Libero vi ha puntualmente raccontato già nell'edizione di ieri, l'altra sera l'onorevole-occupante Salis, su Instagram, è tornata a spiegare la sua dottrina. Primo: occupare è parte della resistenza, anzi un «baluardo della resistenza». Secondo: occupare è logorante (sarcasticamente, il presidente di Confedilizia Giorgio Spaziani Testa si è chiesto se a questo punto non si sia prossimi alla richiesta di un sussidio a favore degli abusivi: vogliamo chiamarlo “reddito di occupanza”?). Ma soprattutto, terzo: «Chi entra in un alloggio occupato prende senza togliere a nessuno». E qui c'è da trasecolare: come «senza togliere a nessuno»? Da qualsiasi lato si consideri la questione, siamo in presenza di un doppio sfregio. Se infatti si tratta di edifici privati, in un colpo solo risultano travolti il diritto di proprietà e lo stato di diritto. Per dirla con l'ingegner Roberto Salis, quando era un orgoglioso liberalconservatore e polemizzava con i comunisti: «Non c'è nulla da fare: quando vedete una proprietà privata, siete spinti da un irrefrenabile istinto di invaderla! Sempre della serie: quello che è tuo è mio, quello che è mio è mio. Non cambierete mai!». Non si sarebbe potuto dir meglio: peccato che ora papà Salis sia pappa e ciccia con il compagno Fratoianni.Se invece si tratta di edifici pubblici, la situazione è per certi versi ancora peggiore. Vuol dire che – nel Vangelo secondo Ilaria – chi si mette in graduatoria e attende il suo turno può essere tranquillamente scavalcato e beffato dai più prepotenti, dalla banda più organizzata e spregiudicata. La verità è che Sant'Ilaria vive in una specie di illusione comunista (o grillina, il che fa lo stesso) secondo cui ciò che è pubblico è gratuito, come se ogni segmento di spesa pubblica non gravasse sulle tasse versate dai contribuenti. Ma si sa, per costoro è tutto “free”: proprio come il reddito di cittadinanza, o come i bonus e i superbonus di cui usufruire “gratuitamente”, e via sfondando il bilancio e stratassando gli altri contribuenti. Sta di fatto che, con l'unica eccezione di Matteo Renzi (a cui diamo volentieri atto di una dichiarazione dura e puntuale), non c'è stata una sola personalità della sinistra politica ed editoriale che abbia speso mezza parola per criticare Sant'Ilaria e il suo catechismo delle occupazioni. Al contrario non sono mancate – a volte in modo astuto, altre volte in maniera scomposta e grossolana – forme di soccorso intellettuale alla neodeputata. Ecco il furbissimo Paolo Mieli, che con nonchalance, a Radio 24 ha buttato lì: «Salis occupa case vuote, non con persone che ci vivono». E così abbiamo liquidato le graduatorie, optando indirettamente per la giungla delle occupazioni. Decisamente più rozzo l'ineffabile Filippo Barbera, sociologo dell'Università di Torino, che, con sprezzo del ridicolo, ha accostato la Salis nientemeno che a Rosa Parks, la leggendaria eroina dei diritti civili che fu arrestata nel 1955 per essersi seduta in un bus in un posto riservato ai bianchi. E così il professor Barbera paragona l'Italia del 2024 all'Alabama segregazionista degli anni Cinquanta del secolo scorso, e una coraggiosa attivista nera a una tipa che è accusata di avere un debito di 90mila euro con l'Aler nonostante che nella sua famiglia ci siano più alloggi dove poter passare la notte (come Libero vi racconta oggi). Del resto, il mitico Barbera non è nuovo a imprese mirabolanti. Quando a Eugenia Roccella fu impedito di parlare al Salone del Libro di Torino, il prof arrivò alla teorizzazione del «diritto di impedire di parlare». Leggere per credere il suo tweet di allora: «La ministra Roccella ha il diritto di parlare, i contestatori hanno il diritto di impedirglielo». Testuale. Non ha fatto mancare il suo pensierino equilibrista anche un'altra illustre sociologa, la professoressa Chiara Saraceno, editorialista della Stampa. Sul quotidiano torinese, la Saraceno – bontà sua – critica il metodo delle occupazioni, riconducendolo a una «guerra tra poveri», ma per altro verso arriva a definire «meritorio» il fatto che i cosiddetti movimenti per la lotta per la casa «cerchino di organizzare una domanda sociale». Ah sì? Quindi saremmo in presenza di un modo per incanalare e dare uno sbocco a un'esigenza sociale? Con le case degli altri? C'è da rimanere basiti. Come si vede, nell'Italia del 2024, per i politici e gli intellettuali progressisti, con eccezioni più rare di un quadrifoglio, il diritto di proprietà non è più un caposaldo giuridico (e morale) della società, ma un bene di fatto aggredibile-sacrificabile-trattabile. Attenzione, quindi: se non ci sono remore nel giustificare o almeno nel contestualizzare perfino azioni estreme come quelle della Salis e dei suoi compagni occupanti, figurarsi se costoro si tireranno indietro rispetto a ogni altro attacco fiscale o burocratico verso la proprietà e i risparmi degli italiani. Siamo tutti avvisati.
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